giovedì 10 luglio 2025

Matrimonio: quella palestra di virtù dove si impara l'arte di essere umani

                                         Portare i pesi degli altri

Permettetemi di iniziare con una provocazione: il matrimonio è l’unico luogo al mondo dove, per sopravvivere, non basta essere intelligenti, ricchi o belli. Qui, serve coraggio. E non il coraggio da eroi da strapazzo, ma quello quotidiano, umile, a volte persino noioso, di chi sceglie ogni giorno di non fuggire.

Ah, il matrimonio! Quella gloriosa, spesso incompresa, istituzione che i moderni, con la loro fretta di smantellare ogni cosa antica, tendono a guardare con un misto di sufficienza e timore. Parliamo di libertà, dicono. Di realizzazione personale, di autonomia. Tutte parole altisonanti, certo, ma spesso vuote come certe promesse elettorali. La verità, miei cari, è che il matrimonio non è una prigione, ma una palestra. E, come ogni palestra che si rispetti, vi farà sudare, vi farà imprecare, vi farà desiderare di gettare la spugna. Ma, alla fine, vi restituirà qualcosa di ben più prezioso di muscoli tonici: vi restituirà voi stessi, un po' meno rozzi, un po' più umani.

La Scomoda Verità della Convivenza Forzata (e Amorevole)

Pensateci bene: cos'è il matrimonio se non la più grande, e spesso più dolorosa, lezione di resilienza? Siamo creature abitudinarie, narcisiste per natura. Ci piace il nostro piccolo mondo, le nostre manie, le nostre certezze. Poi, un bel giorno, decidiamo di condividerlo con un altro essere umano, altrettanto abitudinario, narcisista e pieno di manie. È qui che inizia la vera avventura, non quella dei romanzi rosa, ma quella delle calze spaiate lasciate in giro, del dentifricio spremuto dal centro, delle discussioni sulla temperatura del termostato. Piccole cose, direte voi. E avrete ragione. Ma è proprio nella gestione di queste piccole, insignificanti, quotidiane battaglie che si forgia il carattere.

Il matrimonio vi insegna l'arte della negoziazione, non quella da mercanti astuti, ma quella gentile, fatta di ascolto e compromesso. Vi insegna a cedere, a volte, non per debolezza, ma per amore. Vi insegna a chiedere scusa, anche quando siete convinti di avere ragione, perché la pace domestica, credetemi, vale infinitamente di più di qualsiasi vittoria di principio. Quante volte ho osservato con un misto di divertimento e ammirazione le contorsioni dialettiche di coppie navigare le acque agitate del quotidiano! È un balletto incessante di sguardi, mezze parole, silenzi eloquenti. E in questo balletto, si impara a leggere l'altro, a prevedere le sue reazioni, a conoscere le sue fragilità e le sue forze. È una forma di intelligenza emotiva che nessun corso universitario potrà mai darvi.

L'Altruismo Contro l'Egoismo Dilagante

Viviamo nell'epoca dell'io, del selfie, dell'affermazione a tutti i costi, nel mito del self made man Si celebra l'individualismo come la panacea di ogni male, la via maestra verso la felicità. Sciocchezze! La vera felicità, quella duratura, quella che riempie il cuore, nasce dalla capacità di dare, di donarsi, di mettere l'altro prima di sé. E dove, se non nel matrimonio, si esercita questa virtù così rara e preziosa?

Il matrimonio è un vaccino contro l'egoismo dilagante. Ti costringe a pensare in due, a pianificare in due, a sognare in due. Ti obbliga a considerare le esigenze dell'altro, i suoi desideri, le sue paure. È un continuo esercizio di empatia, di quella capacità di mettersi nei panni dell'altro che sembra ormai scomparsa dal vocabolario di molti. Quanti matrimoni sono naufragati non per mancanza d'amore, ma per eccesso di ego? Per la cieca incapacità di vedere oltre il proprio naso, di sacrificare una piccola parte di sé per il bene comune?

E non parlo di sacrifici eroici, di gesti eclatanti. Parlo del piccolo sacrificio quotidiano, quello di rinunciare a un'abitudine per far posto all'altra, di condividere il divano anche quando si vorrebbe la pace assoluta, di ascoltare un problema che non ci riguarda direttamente ma che affligge la persona che abbiamo scelto. Questo, miei cari, è l'amore nella sua forma più autentica e disarmante. È l'amore che non si urla dai tetti, ma si sussurra nel silenzio della notte, nella quotidianità delle piccole attenzioni.

L'Arte della Pazienza e del Perdono

Ma c'è una virtù, più di ogni altra, che il matrimonio insegna con una brutalità disarmante: la pazienza. Oh, la santa pazienza! Quella capacità di sopportare, di attendere, di non reagire d'impulso. Quanti di noi, prima del matrimonio, credevano di essere modelli di autocontrollo, per poi scoprire, nella convivenza, che il nostro temperamento era in realtà un fuoco fatuo? Il matrimonio è il crogiolo in cui la pazienza viene temprata, forgiata a colpi di incomprensioni, di silenzi pesanti, di piccole ripicche.

E con la pazienza, arriva il perdono. Ah, il perdono! Parola grossa, spesso abusata, ma nel contesto coniugale acquista un significato profondo, quasi sacro. Perché nel matrimonio si sbaglia, e si sbaglia spesso. Si dicono cose che non si pensano, si fanno gesti che si rimpiangono. E se non si impara l'arte del perdono, se non si è capaci di lasciar andare i rancori, le ferite si accumulano, i muri si alzano, e il legame si spezza. Perdonare non significa dimenticare, ma scegliere di non lasciare che il passato avveleni il presente. È un atto di liberazione, per chi perdona e per chi è perdonato. E nel matrimonio, è l'unico carburante che può mantenere in moto la macchina, anche quando il serbatoio sembra vuoto.

L'Ottimismo della Volontà (e della Felpa Sciatta)

Ora, non vorrei che queste mie divagazioni vi portassero a credere che il matrimonio sia una sorta di campo di rieducazione per anime perse. Tutt'altro! È, come ho detto, una palestra. E come in ogni palestra, accanto alla fatica, c'è la gioia, la soddisfazione di superare un limite, di scoprire una forza che non si pensava di possedere.

L'ottimismo, miei cari, non è una pia illusione, non è un'ingenua visione rosea del mondo. L'ottimismo è un atto di volontà. È la scelta consapevole di guardare avanti, di credere nella possibilità di migliorare, di costruire, anche quando le circostanze sembrano avverse. E nel matrimonio, questa scintilla di ottimismo è fondamentale. È la fiducia che, nonostante le discussioni, le incomprensioni, le delusioni, l'altro sia lì, accanto a noi, pronto a ricominciare. È la consapevolezza che, in due, si è più forti, si è più completi, si è, in fondo, più felici.

Quella felicità non è quella da copertina patinata, con sorrisi smaglianti e vacanze esotiche. No, la vera felicità coniugale è un bene più modesto, più autentico. È la felicità di un caffè al mattino, delle risate per una battuta sciocca, del silenzio complice sul divano la sera. È la felicità di sapere che, nonostante la felpa sciattata e i capelli spettinati, c'è qualcuno che ti guarda e, in fondo, ti ama così come sei, con tutti i tuoi difetti e le tue imperfezioni. E questo, credetemi, è il più grande successo che un essere umano possa desiderare.

Conclusione: Il Viaggio Continua

Il matrimonio, dunque, è un viaggio. Un viaggio tortuoso, a volte accidentato, ma sempre illuminante. Non è un punto d'arrivo, ma una partenza continua, un eterno divenire. È la scuola più antica e più efficace per imparare l'arte di essere umani, con tutte le sue contraddizioni, le sue grandezze e le sue miserie.

Non abbiate paura di questa avventura, miei cari. Abbracciatela con coraggio, con pazienza, con una buona dose di ironia e, soprattutto, con quell'ottimismo della volontà che vi permetterà di vedere, anche nelle pieghe più sciatte del quotidiano, la bellezza di un legame che, se coltivato con cura, può fiorire in qualcosa di straordinario. Non cercate la perfezione, perché non esiste. Cercate la verità, la lealtà, la comprensione. E in questo viaggio, scoprirete che l'altro, il vostro compagno o la vostra compagna, non è solo un partner, ma uno specchio, un maestro, e, in ultima analisi, il vostro più grande alleato nella meravigliosa e complicata arte di essere semplicemente, profondamente, umani.

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