domenica 22 giugno 2025

NON È FINITA - È SOLO CHE AVETE SMESSO DI COMBATTERE



La Notte in cui Tutto è Cambiato

Era una sera come tante. Cena consumata in fretta, bambini che chiedevano attenzione, silenzi che pesavano più delle parole. Poi, Raffaele ha parlato: «Chiara, non ti amo più.».

Una frase secca, un coltello piantato nel cuore di quindici anni trascorsi insieme. Tre figli. Una vita.

E ora? Una separazione consensuale da firmare, come se l’amore fosse un contratto scaduto. Ma io vi chiedo: davvero credete che sia finito? O forse vi state solo arrendendo perché nessuno vi ha mai detto che l’amore non è un sentimento, ma un atto di ribellione?

La Grande Illusione: "Non Ti Amo Più"

L’Amore non è un’Emozione, è una Scelta

Raffaele, hai detto a Chiara che non la ami più. Ma cosa significa? Che non provi più farfalle nello stomaco? Che il suo sorriso non ti accende più il cuore come a vent’anni? E allora? L’amore giovane è fuoco. Quello maturo è brace: non brucia, scalda; non fa rumore, resiste. Hai confuso la stanchezza con la fine, la noia con la morte. Ma l’amore non muore mai, piuttosto si addormenta.

La Trappola della Routine

Vi siete persi nei «dovresti», nei «non hai fatto», nei «prima eri diversa». Avete smesso di cercarvi. Di stupirvi. Di lottare. E ora, invece di riaccendere la fiamma, preferite spegnerla per sempre. Ma sapete cosa vi dico? Che la separazione è la via più facile. Restare e ricominciare: questa è la vera rivoluzione.

I Figli Vi Guardano – Cosa Volete Insegnar Loro?

L’Esempio che Date

Avete tre figli. Loro non ricorderanno le vostre parole, ma le vostre azioni. Se vi separate, impareranno che:

  • L’amore è temporaneo.
  • Quando la vita diventa difficile, si molla.
  • Nessuna promessa è davvero per sempre.

Ma se vi rivedete, se ricominciate, se vi guardate negli occhi e dite: «Noi non ci arrendiamo», allora insegnerete loro che:

  • L’amore è più forte della crisi.
  • Le cose preziose vanno riparate, non buttate.
  • La famiglia non è un optional, è un patto sacro.

Il Peso delle Vostre Scelte

Una separazione non è solo un foglio da firmare. È un terremoto emotivo che scaverà solchi profondi nell’anima dei vostri figli. Siete davvero pronti a dire loro: «Papà e mamma non vogliono più provarci»? O preferite dire: «Ci siamo persi, ma ci stiamo ritrovando»?

La Ribellione – Perché Dovete Smettere di Seguire il Copione

Il Mondo Vi Dice di Mollare

La società moderna celebra il «follow your feelings», il «se non sei felice, lascia». Ma l’amore non è felicità perpetua. È fedeltà. È ostinazione. E voi potete essere diversi: potete essere la coppia che, invece di separarsi, si rinnova.

Un Ultimatum all’Amore

Raffaele, invece di firmare, prova questo:

  • Porta Chiara fuori a cena: non un locale chic, ma quel posto dove andavate da ragazzi.
  • Parlate senza filtri: dille che hai paura, che non sai come fare, ma che non vuoi perdere tutto.
  • Ricordatevi perché vi siete scelti. 
Chiara, invece di piangere, provoca una reazione:
  • Afferralo e digli: «No, non ti lascio andare così»
  • Chiedigli di lottare ancora.
  • Sfidalo a riconquistarti.

Come Riscrivere la Vostra Storia – Un Piano d’Azione

Rompere la Routine

  • Un weekend solo per voi. Senza figli. Senza scuse.
  • Ritrovate l’intimità. Non parlo solo di sesso, ma di complicità.
  • Sfidatevi a sorprendervi.

Terapia di Coppia? No, Rivoluzione di Coppia

Non serve uno psicologo, non serve un Marital Coach se avete ancora il coraggio di guardarvi negli occhi e dire: «Ricominciamo».

Il Potere del Perdono

Avete ferite? Bene. Le cicatrici sono la prova che avete vissuto. Ora scegliete se farle diventare motivo di rottura o di rinascita.

Siate la Coppia che Fa Innamorare il Mondo

Il mondo è pieno di storie finite. Ma voi potete essere quelli che hanno detto: «Noi no. Noi restiamo. Noi ricominciamo. Raffaele e Chiara, questa non è la fine: è la vostra grande occasione per riscrivere tutto.

Scegliete l’amore. Scegliete la ribellione. Scegliete di non arrendervi.

E quando qualcuno vi chiederà come avete fatto, potrete rispondere: «Abbiamo deciso che ne valeva la pena».

Ora tocca a voi.

Cosa scegliete?

Decifrare la Crisi e Ricostruire il Dialogo



La crisi nella relazione coniugale spesso affonda le radici in un progressivo "mancato incontro". Non si tratta necessariamente di eventi traumatici, ma di una lenta deriva, di una progressiva disattenzione all'alterità dell'altro. Ci si rifugia nella familiarità rassicurante, ma si smarrisce la meraviglia dello sguardo originario, quella scintilla che ha acceso il desiderio di condividere un percorso di vita. Riconquistare la relazione implica allora un atto di memoria profonda, un tentativo di ritrovare le tracce di quell'incontro primario, non per idealizzarlo, ma per comprenderne la sua singolarità e il suo valore fondativo.

Il Desiderio e la Sua Scomparsa: Un Enigma da Sciogliere

Al cuore di ogni relazione vitale pulsa il desiderio, nelle sue molteplici forme: erotico, affettivo, intellettuale. Quando questo desiderio si affievolisce o scompare, la relazione rischia di sclerotizzarsi in un mero adempimento di ruoli. Interrogarsi sulle cause di questa eclissi è cruciale. Cosa ha spento la curiosità reciproca? Quali dinamiche hanno inaridito la fonte del desiderio? Riconquistare la relazione passa attraverso una riattivazione di questo motore vitale, un ritrovato interesse per l'enigma che l'altro continua a rappresentare.

Il Conflitto come Rivelatore e la Possibilità del Dialogo Autentico

Il conflitto, lungi dall'essere solo un sintomo di crisi, può rappresentare un momento di verità, una faglia attraverso cui emergono le insofferenze, i bisogni inascoltati, le ferite non rimarginate. Tuttavia, perché il conflitto diventi costruttivo, è necessario trasformarlo in un dialogo autentico, in uno spazio di ascolto radicale dell'altro, anche quando le sue parole ci urtano o ci spaventano. Questo richiede la capacità di sospendere il giudizio, di mettersi in discussione, di riconoscere la legittimità del punto di vista altrui, pur nella sua diversità.

Il Marital Coaching come Spazio Terzo: Una Delega Possibile?

In questo scenario complesso, il marital coaching si propone come uno spazio terzo, un setting neutrale in cui la coppia può depositare le proprie fatiche, le proprie incomprensioni. Il coach, in questo senso, non è un giudice né un dispensatore di facili soluzioni, ma piuttosto un facilitatore del dialogo, un catalizzatore di consapevolezza. Attraverso l'ascolto attivo, la riformulazione, la messa in luce delle dinamiche relazionali, il coaching può aiutare la coppia a sbloccare nodi comunicativi, a identificare i pattern disfunzionali, a riscoprire risorse interne spesso inespresse. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che il coaching non è una delega della responsabilità relazionale: il vero lavoro di riconquista spetta sempre e unicamente alla coppia.

La Cura della Singolarità nell'Orizzonte del Noi

La relazione coniugale è una tensione costante tra il riconoscimento della singolarità di ciascun partner e la costruzione di un "noi" condiviso. La crisi può emergere quando uno dei due poli viene negato o compresso. Riconquistare la relazione implica allora una rinnovata attenzione alla cura della singolarità dell'altro, al rispetto dei suoi tempi, dei suoi desideri, delle sue aspirazioni individuali, integrandoli in un progetto comune che non annulli le differenze, ma le valorizzi come ricchezza.

L'Eros e l'Agàpe: Oltre la Semplice Passione

Il legame coniugale, nella sua pienezza, trascende la semplice passione erotica per includere una dimensione di cura, di tenerezza, di rispetto profondo per la vulnerabilità dell'altro – ciò che potremmo definire con il termine greco di agàpe. La crisi può manifestarsi come uno squilibrio tra queste due dimensioni, con una prevalenza dell'uno a scapito dell'altro, o con la loro progressiva estinzione. Riconquistare la relazione richiede un rinnovato investimento su entrambi i piani, riscoprendo la gioia del contatto fisico e la profondità di un affetto che si nutre di conoscenza e di condivisione.

La Resilienza e la Possibilità di un Nuovo Patto

Ogni relazione attraversa momenti di crisi, di smarrimento. La capacità di superarli, di imparare dalle ferite, di ricostruire un nuovo equilibrio è ciò che definisce la resilienza di una coppia. Riconquistare una relazione può significare non un semplice ritorno al passato, ma la stipula di un nuovo patto, più consapevole, più maturo, che tenga conto delle evoluzioni individuali e delle trasformazioni del legame. Un patto fondato non sull'illusione di un amore eterno e immutabile, ma sulla volontà di continuare a scegliersi, giorno dopo giorno, nella consapevolezza della fragilità e della preziosità del legame.

In questo orizzonte più concettuale, il marital coaching può offrire strumenti utili per facilitare questo processo di riflessione e di rinnovamento, ma la vera trasformazione emerge sempre dalla volontà congiunta dei partner di interrogarsi profondamente sul significato del loro stare insieme e di impegnarsi nuovamente in un cammino di reciproca scoperta e cura.

Ritrovare la via del dialogo, dunque, non è una formula magica, ma un atto di volontà, un investimento nel cuore stesso della relazione. È nel coraggio di ascoltarsi e di parlarsi, anche nelle asperità, che si cela la possibilità di ricostruire un "noi" più autentico e resiliente. Nel silenzio si consuma la distanza, nel dialogo, invece, rinasce la vicinanza: la vera forza di un "noi" risiede nella capacità di ritrovarsi, parola dopo parola.

Con ostinata speranza,

Mino Russo

Marital Coach

Il Mito del Matrimonio Senza Conflitti



Quando il Silenzio Uccide l'Amore: Gli Errori di Chi Non Vuole Litigare

Nella cultura contemporanea, l’ideale di un "matrimonio felice" viene spesso associato a un’assenza di attriti. Alcune coppie si ergono a paladine di una quiete perenne, interpretando il silenzio come segno di armonia. Eppure, la psicoanalisi ci disvela una verità più sottile: ciò che tace pesa spesso più di ciò che esplode in un grido. Il vero nemico delle relazioni non è il conflitto, ma la fuga da esso—quella ritirata verso una pace fittizia sotto la cui superficie ribollono risentimenti inespressi.

Questo articolo esplora gli errori più comuni in cui i coniugi cadono quando smettono di confrontarsi apertamente: errori che corrodono l’amore con più crudeltà di qualsiasi disputa accesa.

1. L'Illusione dell'Armonia: Quando il Silenzio Non È Pace

Si tende a credere che evitare i conflitti sia segno di una relazione matura. Eppure, il conflitto è intrinseco al desiderio: due individualità non possono mai coincidere perfettamente. Le divergenze, se represse in nome di un’armonia superficiale, finiscono per edificare quello che potremmo chiamare "il cimitero del desiderio".L’amore non prospera nel silenzio negoziato, ma nella tensione creativa tra due libertà.

Esempio: Una moglie reprime la propria frustrazione per la distanza emotiva del marito pur di "mantenere la pace". Col tempo, la rabbia inespressa si congela in una fredda indifferenza—ben più letale di qualsiasi alterco vivace.

2. L'Automatizzazione dei Ruoli: Quando l'Amore Si Mummifica

Un altro errore è rinchiudersi in ruoli fissi (il caregiver, il "ragionevole, ecc). Come insegna Lacan, la morte del significante coincide con l'inaridimento del desiderio: quando le identità si cristallizzano, la vita si spegne.Un matrimonio senza più attriti spesso segnala che i partner hanno smesso di vedersi davvero: non riconoscono più un volto, ma recitano un copione.

Esempio: Un marito adempie meccanicamente ai suoi doveri senza più interrogarsi sui desideri della moglie—né sui propri. La relazione funziona come un orologio svizzero, ma senza battito.

3. La Paura di Ferire: Quando la Gentilezza Diventa Tradimento

Nascondere la verità per "proteggere" l’altro è una delle forme più subdole di tradimento. L’amore autentico esige il rischio della verità, anche quando brucia. Evitare i confronti ardui sulla solitudine, sull’insoddisfazione, sulle ferite, significa sacrificare l’incontro sull’altare di una falsa compassione.

Esempio: Lui tace il suo senso di trascuratezza; lei non confessa la sua stanchezza per la monotonia. Ostentano un sorriso, ma il loro legame si svuota, inesorabile.

4. La Delega al Terzo: Quando Figli e Lavoro Diventano Scudi

Utilizzare i figli, il lavoro o altri impegni come schermi per eludere il vuoto della coppia è un errore fatale. Con il concetto di "terzo escluso", a volte si introduce un elemento esterno per evitare il faccia a faccia con l’altro. Se la relazione sopravvive solo grazie a un mediatore -un figlio, un progetto— significa che si è abdicato all'essere coppia.

Esempio: "Non parliamo più di noi, ma solo dei bambini"; "Mi rifugio nel lavoro per non pensare al nostro rapporto."

5. La Rimozione del Desiderio: Quando si Smette di Chiedersi “Cosa Voglio?”

Quando il desiderio viene sostituito dalla rassegnazione ("ormai è così"), la relazione inizia a morire.Il desiderio è la linfa vitale della coppia: smettere di interrogarsi sui propri sogni, mancanze e passioni significa trasformare il legame in un patto di coabitazione senz’anima.

Esempio: Due corpi che si evitano, due sguardi che non si incontrano, due esistenze che scorrono parallele e mute.

Conclusione: Litigare (Bene) per Salvare l’Amore

Il conflitto autentico è un atto d’amore: testimonia che la relazione è ancora viva, che i partner si riconoscono ancora come soggetti desideranti.La vera minaccia non è la disputa, ma il rifugio in un silenzio complice e mortifero.

Come scrivevo ne Il Cuore Comune l’amore non è fusione, ma incontro tra due mancanze. Dove non c’è spazio per il conflitto, non c’è spazio nemmeno per il desiderio.

Forse, allora, la domanda decisiva non è "come smettere di litigare?", ma "come imparare a litigare meglio?".

La vera fine di una coppia non arriva con le urla: arriva col silenzio.

Con ostinata speranza,

Mino

Marital Coach

Perché la gelosia insaziabile è tossica



Parlare di gelosia non è mai semplice. È un tema delicato, spesso frainteso e quasi sempre carico di sofferenza. Ma c’è un punto fondamentale da cui partire: la gelosia non riguarda davvero il partner, ma chi la prova.

Infatti, non sono i comportamenti dell’altro a generare la gelosia, quanto il modo in cui questi vengono percepiti, valutati ed elaborati. In altre parole, la gelosia ha più a che fare con le nostre vulnerabilità che con ciò che effettivamente accade.

Da questa consapevolezza nasce un approccio diverso: quando la gelosia entra in una relazione, non serve puntare il dito, ma esplorare — con attenzione e rispetto — il mondo interiore della persona che si sente gelosa. Solo così possiamo capire quali ferite, insicurezze o bisogni inascoltati si nascondono dietro quel sentimento.

Spesso, alla radice della gelosia troviamo:

  • una bassa autostima,

  • una visione svalutata di sé,

  • esperienze dolorose del passato affettivo,

  • oppure aspettative irrealistiche sulla relazione.

Il compito di un marital coach, in questi casi, è aiutare la persona a portare alla luce il vero fattore scatenante, e successivamente condividerlo con l’altro partner. Non per “giustificare” o per chiedere indulgenza, ma per farsi conoscere più in profondità e permettere all’altro di rispettare, nei limiti del possibile, la fragilità emersa.

Quando la gelosia diventa tossica

La gelosia può diventare un problema serio quando inizia a influenzare negativamente il comportamento e la qualità della relazione. Alcuni segnali da non ignorare:

  • Controllare telefono o email del partner senza consenso

  • Fare commenti svalutanti o offensivi

  • Dare per scontato di non essere desiderati o amati

  • Interrogare il partner sui suoi spostamenti quotidiani

  • Accusarlo di mentire senza prove concrete

Se riconosci uno o più di questi atteggiamenti nella tua relazione, è il momento giusto per fermarti e chiederti: quali mie fragilità stanno parlando attraverso la gelosia?

In questi casi, il supporto di un professionista può fare la differenza.

Come affrontare la gelosia in modo sano

Vale anche la pena dire che, talvolta, la gelosia non è infondata. Può essere una reazione legittima a comportamenti ambigui o poco trasparenti. In una relazione "abbastanza buona", le aspettative sane restano: rispetto, amore, onestà, presenza. Quando queste basi vengono meno, è naturale sentirsi a disagio.

Ma attenzione: prima che la gelosia si trasformi in risentimento, è importante esprimere ciò che provi.

Parlane usando frasi che partono da te, non accuse rivolte all’altro. Evita il “tu sempre…” o “tu mai…”, e concentrati su come ti senti e su ciò di cui hai bisogno.

Esempio:"Mi sento in ansia quando non so dove sei o con chi sei. Ho bisogno che tu mi tenga aggiornato, anche solo con un messaggio."

Una comunicazione chiara e rispettosa rafforza la relazione. Aiuta a distinguere tra paure interne e segnali reali.

Domande utili da porsi

  • C’è una relazione specifica che mi fa sentire a disagio?

  • Mi sento trascurato o ignorato?

  • Il comportamento del mio partner è cambiato di recente?

Parlate insieme di queste sensazioni. Coltivate trasparenza e apertura. Un buon punto di partenza è chiedersi:

"Se il mio partner avesse lo stesso tipo di conversazione con qualcun altro, come mi sentirei?"

Se la risposta è: “mi farebbe male”, allora forse è il momento di ridefinire alcuni confini.

Conclusione

La gelosia non è sempre un nemico da combattere. Se capita di provarla, può diventare un’occasione preziosa per conoscersi meglio, per mettersi in ascolto, per ricostruire intimità.

Comprendendo ciò che la scatena e onorando le reciproche fragilità, possiamo trasformare anche questo sentimento in uno strumento di crescita.

Ti riconosci in alcune di queste dinamiche?

Se senti che la gelosia sta mettendo a rischio la tua serenità o quella della vostra relazione, non aspettare. Lavorare insieme a un coach esperto può aiutarti a ritrovare chiarezza, equilibrio e fiducia reciproca.

Con ostinata speranza,

Mino Russo

Marital Coach

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Le relazioni tossiche: quel cancro dell’anima che si insinua e corrode



Le relazioni tossiche sono come quelle piante parassite che succhiano la linfa vitale senza dare nulla in cambio. Si nutrono di te, della tua pazienza, della tua autostima, e quando te ne accorgi, spesso è già tardi. Sono fatte di veleni ben precisi: mancanza di supporto, manipolazione, gelosia malata, controllo soffocante, bugie e tradimenti. Tutti ingredienti che, mescolati insieme, producono un cocktail letale per la salute mentale.

Eppure, c’è chi ancora confonde una relazione tossica con una abusiva. Attenzione: non sono la stessa cosa. La tossicità è il terreno fertile da cui può nascere l’abuso, ma quest’ultimo è un gradino più in basso nell’inferno delle relazioni. Se ti senti costantemente umiliato\a, se hai paura, se ti controllano i movimenti o il portafoglio, allora non stiamo più parlando di tossicità, ma di abuso. E lì, cari miei, non ci sono mezze misure: o si scappa, o si viene distrutti.

I veleni più subdoli: manipolazione e disprezzo

Il dottor Gottman, studioso delle dinamiche di coppia, parla dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse: critica, difensività, ostruzionismo e, il peggiore di tutti, il disprezzo. Quest’ultimo è il killer silenzioso delle relazioni. È quel sorrisetto di sufficienza, quel commento tagliente che non attacca ciò che hai fatto, ma chi sei. È la goccia che scava la roccia, fino a lasciarti un buco nell’anima.

E poi c’è la gelosia, quella malata, quella che ti fa sentire in colpa se osi bere un caffè con un|una collega. Non è amore, è possesso. È la paura di perdere il controllo su di te. E il tragico paradosso è che più cedi, più il partner tossico stringe la morsa.

I ritratti dei carnefici (spesso inconsapevoli)

1. Il denigratore-sminuente: Ti fa sentire incapace, ridicolo\a. Se cucini male, se vesti male, se respiri male. E se lo fa davanti agli altri, è ancora più efficace: l’umiliazione pubblica è il suo strumento preferito.

2. L’induttore di sensi di colpa: "Se mi ami, dovresti…". È un maestro nel farti sentire egoista, nel convincerti che ogni tuo desiderio è un tradimento.

3. La vittima perpetua: Piange, si lamenta, ti accusa di essere insensibile. Se vuoi uscire con gli amici, ti ricorda quanto è solo\a e abbandonato\a. E alla fine, rinunci, solo per non sentirti un mostro.

4. Il narcisista: Per lui, i tuoi sentimenti sono rumore di fondo. Se soffri, stai esagerando. Se ti lamenti, sei tu il problema. Lui\lei è sempre al centro, tu sei solo comprimario\a nella sua opera teatrale.

Gli effetti? Malattie, depressione e solitudine

Non è un’esagerazione: il disprezzo cronico indebolisce il sistema immunitario. Lo dicono gli studi. Lo stress ti logora, l’ansia divora le tue energie, e alla fine ti ritrovi isolato\a, perché il partner tossico ha allontanato tutti quelli che potevano darti una mano.

Come uscirne? Con i denti stretti e la schiena dritta

1. Riconosci i segnali: Se ogni discussione è una guerra, se cammini sui gusci d’uovo, se ti senti sempre sbagliato\a, allora è tossico. Punto.

2. Stabilisci confini. No, non sei egoista. No, non devi spiegare perché quel comportamento ti ferisce. Basta un "non lo accetto".

3. Chiedi aiuto. Terapia, marital coaching, amici, gruppi di supporto.

Concludendo

Dunque, caro lettore, cara lettrice, se ti ritrovi in queste righe, non disperare. Perché riconoscere la tossicità è già il primo passo verso la libertà. E la libertà, si sa, è l’unica cosa che nessuno potrà mai toglierti.

Una relazione tossica non è una condanna a vita, ma una prova da superare. Una prova che, se affrontata con coraggio, può trasformarsi in un’occasione di rinascita. Imparare a stabilire confini, a riappropriarsi della propria voce, a dire "no" senza sensi di colpa: tutto questo non serve solo a salvarsi da un legame malato, ma a costruire relazioni future più sane, più autentiche, più degne di te.

Perché tu vali più di quanto quella relazione ti abbia fatto credere. E il vero amore—quello che rispetta, che sostiene, che fa crescere—esiste. Non è un’utopia, ma una possibilità concreta. Purché, prima di tutto, tu scelga di amare te stesso\a.

E allora, forza. Prendi in mano la tua vita, raddrizza la schiena, e ricomincia. Il mondo è pieno di persone capaci di amare senza avvelenare. E tu, prima o poi, le incontrerai.

L'amore non umilia, non isola, non distrugge. Se lo fa, non è amore. È solo un brutto affare.

Con ostinata speranza,

Mino Russo

Marital Coach

Uomini da Trincea, Donne da Assedio: Perché il Matrimonio è l’Ultima Guerra di Traduzione



L’Arte della Guerra Domestica

Se c’è una verità che resiste alla furia delle mode e al clamore delle rivoluzioni sociali, è quella dell’eterno dialogo tra maschile e femminile. Un dialogo che spesso si trasforma in monologhi incrociati, dove ognuno parla la propria lingua senza traduttore. Chiunque osi mettere pace in un conflitto coniugale deve sapere che uomini e donne non sono due varianti dello stesso animale, ma due specie diverse, educate da millenni a camminare su sentieri paralleli. Ignorarlo è come voler suonare un duetto tra un violino e un tamburo pretendendo che seguano lo stesso spartito.

I. La Storia: Cacciatori di Soluzioni, Raccoglitrici di Emozioni

«L’uomo discende dalla scimmia, la donna da un’altra scimmia», scriveva ironicamente G.K. Chesterton. La battuta cela una verità antropologica: mentre l’uomo preistorico affinava il linguaggio per coordinare battute di caccia (brevi, pratiche, orientate all’obiettivo), la donna lo sviluppava per tessere reti sociali nella caverna, dove la sopravvivenza dipendeva dalla capacità di leggere sguardi, gesti, toni di voce. Il risultato? L’uomo moderno parla per risolvere, la donna per connettere.

Prendete un litigio qualsiasi: lui reclama «Parlami chiaro!», lei ribatte «Non capisci cosa provo!». È il conflitto tra il logos maschile, che cerca la soluzione in una scaletta di punti, e il pathos femminile, che vuole prima di tutto sentirsi ascoltato. Come scriveva Tolstoj in Anna Karenina, «Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice lo è a modo suo». E il "modo" è spesso un labirinto di fraintendimenti linguistici.

II. La Parola come Strumento di Potere (e di Sabotaggio)

L’uomo usa le parole come scalpelli: per scolpire fatti, dichiarazioni, conclusioni. La donna le usa come acquerelli: per dipingere sfumature, atmosfere, legami. Il problema nasce quando lui, di fronte a un problema coniugale, estrae il manuale del tecnico («Fai così, problema risolto»), mentre lei cerca un confessore, non un ingegnere.

Ricordo una delle prime coppie con le quali ho lavorato: lui, industriale metodico, rimproverava alla moglie di «parlare per enigmi»; lei, colta e sensibile, lo accusava di «sordità emotiva». La soluzione? Non esisteva un dizionario comune. Come osservava la scrittrice Sibilla Aleramo, «Gli uomini vogliono essere amati per ciò che fanno, le donne per ciò che sono». E qui il linguaggio diventa un campo minato: lui celebra i suoi successi per guadagnare ammirazione, lei condivide vulnerabilità per ricevere complicità.

III. Il Silenzio: Elmo Maschile, Lacerazione Femminile

Il silenzio dell’uomo dopo un litigio è spesso tattica: un rifugiarsi nella tana per evitare di aggravare lo scontro. Quello della donna è un’arma di accusa: «Se taci, è perché non ti importa». L’uomo gioca a nascondino con i conflitti, la donna li affronta come una partita a scacchi, dove ogni mossa è una parola.

Un esempio? Durante una cena con amici, lui fa una battuta sgradita; lei lo fissa in silenzio, e lui già sa che pagherà quel tono per una settimana. Perché l’uomo usa il sarcasmo come scherma, la donna lo recepisce come un duello all’ultimo sangue.

IV. La Seduzione: Dialogo tra Sordi che si Credono Trovatori

Nella fase del corteggiamento, le differenze linguistiche si fanno commedia. Lui declama prosa («Sei bellissima»), lei cerca poesia («Cosa provi quando mi guardi?»). L’uomo, come Don Giovanni, colleziona verbi all’imperativo; la donna, come Madame Bovary, cerca aggettivi al superlativo.

Ovidio, nel Ars Amatoria, insegnava agli uomini a «lodare senza stancarsi». Ma oggi, in un’epoca di chat e emoticon, il corteggiamento è un campo minato: un «😊» può essere letto come affetto o superficialità; un messaggio breve come disinteresse o rispetto dello spazio. La donna legge tra le righe, l’uomo legge le righe. Risultato: equivoci a catena.

V. La Pace Armata: Come Sopravvivere alla Diversità

La riconciliazione richiede un armistizio linguistico. Lui deve imparare che «Va tutto bene» spesso significa «Devi chiedermi cosa non va»; lei deve accettare che «Non è un problema» a volte significa davvero «Affrontiamolo più tardi».

Prendiamo le scuse: per l’uomo, dire «Mi dispiace» è chiudere la pratica; per la donna, è l’inizio di un negoziato su emozioni da riparare. La saggezza? Come suggeriva il filosofo francese Alain: «Il matrimonio è l’unica guerra in cui si dorme con il nemico». E per vincere questa guerra, serve un trattato di pace che riconosca i confini delle due nazioni.

Consiglio pratico: istituite un «vocabolario coniugale». Lui impari a chiedere «Vuoi un consiglio o una carezza?» prima di parlare; lei conceda a lui il diritto al silenzio senza leggerlo come tradimento. E ricordatevi che la verità nella coppia è spesso un puzzle di percezioni: l’armonia sta nel non pretendere che i pezzi siano tutti uguali.

Conclusione: L’Elogio della Differenza

Chi sogna un mondo dove uomini e donne parlino la stessa lingua, commette un errore da ingenuo utopista. La bellezza del dialogo sta proprio nella sua imperfezione, nel continuo tradurre, nell’arte di ascoltare non solo ciò che viene detto, ma ciò che viene taciuto. Uomini e donne non devono diventare uguali, ma alleati nella diversità. Perché, in fondo, è proprio quel mistero irrisolvibile a tenere accesa la fiamma. O, per dirla con le parole di un vecchio proverbio toscano: «Se la moglie non ti rompe le scatole, controlla se c’è ancora il respiro».

Con ostinata speranza,

Mino

Marital Coach

L’io contemporaneo nel deserto del godimento come sfida per le nuove relazioni sentimentali



Introduzione: Il Paradosso dell’Autorealizzazione

Nel cuore della contemporaneità pulsano, dolorose, due ferite gemelle: l’ossessione per l’auto-realizzazione e l’illusione di una libertà senza limiti. L’io moderno, avvolto nello specchio digitale di Instagram e TikTok, non cerca più l’Altro come compagno di viaggio, ma come ostacolo da superare. Il desiderio non è più un motore di ricerca, ma un algoritmo di consumo. Siamo immersi in un deserto affettivo, dove ogni relazione rischia di trasformarsi in una duna effimera, spazzata via dal vento del prossimo like, dal vento della tirannia del self-made man, nuova prigione dell'uomo contemporaneo: più si corre verso la propria realizzazione, più si diventa stranieri a sé stessi.

1. Il Desiderio Lacaniano: Dalla Mancanza al Supermercato dell’Esperienza

Per Lacan, il desiderio è un’ombra che danza sul vuoto della mancanza. Oggi, il capitalismo ha sequestrato questa mancanza, trasformandola in un catalogo infinito di esperienze con l'effetto che l’amore diventa un prodotto in scadenza: il partner non è più un mistero da abitare, ma un gadget da aggiornare. La logica di Amazon ("Chi ha visto questo ha anche visto…") invade l’intimità: l’Altro è valutato in base alla sua capacità di stupire, come un trailer che perde appeal se non promette un sequel. Il desiderio non è più un fiume che scorre verso l’ignoto, ma un’app di delivery: si ordina, si consuma, si ricomincia.

2. La Coppia Moderna: Due Monadi in una Stanza di Vetro

Le relazioni oggi somigliano a due smartphone connessi alla stessa rete Wi-Fi: vicini, ma separati da schermi luminosi. Il tempo condiviso è sostituito da una "sincronizzazione di calendari", dove gli incontri sono slot prenotati tra riunioni e palestra. Manca il "tempo vuoto"—quello spazio non programmato in cui, come abbiamo detto inun altro post, il silenzio diventa linguaggio. Senza di esso, il legame si atrofizza come un muscolo non usato.

3. La Tirannia dell’Optimum: Quando il Partner Diventa un Asset

Nel capitalismo delle performance, anche l’amore è sottoposto a logiche di ottimizzazione. L’Altro è un asset da valutare in base a parametri estetici, professionali, sessuali. "L’ansia da upgrade" corrode la fedeltà: perché restare con un iPhone 12 quando esiste il 15? Le dating app come Tinder incarnano questa logica: lo swipe right riduce il volto umano a un’icona da scartare in millisecondi.

4. Il Silenzio Assordante: Perdita del Sacro nel Quotidiano

Nell’iperconnessione, il silenzio è diventato un tabù. Eppure, è proprio nel vuoto tra le parole che nasce l’intimità. Le coppie moderne, sommerse da notifiche e multitasking, perdono la capacità di "ascoltare il respiro dell’Altro". Senza pause, senza attese, senza assenza, il desiderio muore soffocato dal rumore bianco del digitale.

5. Oltre il Deserto: Per una Nuova Etica del Desiderio

La via d’uscita non è nel rifiuto della tecnologia, ma nel ritrovare il coraggio della mancanza. Riscoprire l’Altro non come limite, ma come soglia verso l’ignoto. Accettare che l’amore non sia una merce, ma un "atto di fede nel vuoto". Ricordare che, come insegnano le fiabe, è solo perdendosi che si ritrova la strada.

Conclusione: La Rivoluzione dello Sguardo

In un mondo ossessionato dalla visibilità, la vera rivoluzione è fermarsi a guardare—davvero—l’Altro. Non come specchio del proprio ego, ma come mistero irriducibile. Solo allora il deserto affettivo potrà fiorire in un’oasi di senso.

MATRIMONIO: ISTRUZIONI PER IL DISORDINE - ELOGIO DELLA DISCONNESSIONE

Matrimonio: Istruzioni per il Disordine Come trasformare il caos quotidiano in intimità. Viviamo in un mondo che ci chiede di essere perfett...